Le Corporazioni di Arti e Mestieri |
In epoca moderna alla Corporazione degli Artisti aderiscono tutti coloro che esercitano arti, mestieri, professioni, studi o che discendono da famiglie note per aver esercitato in maniera significativa e durevole il commercio e l’artigianato. La corporazione degli Artisti inalbera divise dai colori giallo e blu.
Bianco, nero e blu distingue invece le divise dei Mulattieri, cioè di tutti coloro che esercitano attività legate ai trasporti ed ai viaggi, con impegno di vettori di vario genere, dalle corriere ai camion, dai carretti al treno, dai furgoni alle ambulanze ed ai motocicli da lavoro. Ne fanno parte, naturalmente, anche quelli che hanno tradizioni familiari legate al trasporto o che amano richiamare questa attività , svolta in passato dai propri antenati.
La Corporazione che completa la rassegna è quella dei Bifolchi: il titolo rinvia a tutti coloro che lavorano nei campi, che risiedono nelle campagne, che allevano i bovini e gli altri animali tipici delle colonie e delle stalle marchigiane. E’ la Corporazione più folta il nerbo del tessuto corporativo monterubbianese. Sotto il giallo e il rosso delle loro divise si raccolgono non solo i professionisti, gli operai, i commercianti di cui le nostre campagne hanno arricchito il mondo produttivo moderno, ma anche, per tradizione, i veterinari, i meccanici agricoli, i farmacisti, cioè soggetti che i nostri campagnoli hanno spesso associato alle vicende del loro lavoro e della loro vita. Tutto questo, unitariamente e fraternamente, hanno portato, per secoli, in corteo, le Corporazioni monterubbianesi, in occasione della Pentecoste.
In questo senso è ancora particolarmente ricca una Corporazione che non esiste più quella degli Zappaterra: nel senso che non esiste più chi trae il reddito necessario alla sopravvivenza della famiglia abitando in paese o lavorando la terra nelle campagne, ricorrendo all’aiuto dei contadini veri e propri o alle opre(le opere) che prestavano la loro assistenza e la loro collaborazione nei momenti di massima urgenza(la mietitura, la vendemmia, ecc…) con compensi pattuiti in denaro o con lo scambio di prestazioni richieste. Se non esiste più tale agricoltura – esistono semmai orti o scampoli di terra su cui si esercita il fervore di pensionati e di anziani, residenti dentro le mura urbane – esiste tuttavia chi ha sviluppato su questa economia titoli di studio e attività professionali che rinviano a questa sorta di lavoro ottocentesco.
Ed anche costoro aderiscono ancora alla corporazione degli Zappaterra che caratterizza Pentecoste con il mimo/mito dello Sciò la pica. I colori sociali sono quelli della storia cioè il bianco e il verde.
( Citazioni tratte dal libro "Le feste di Pentecoste a Monterubbiano" di Fabrizio Fabi ) |